Categoria: Psicologia

Nessuno è immune allo stress!

Tutti conosciamo quello stato di tensione misto a preoccupazione che si verifica in situazioni che ci mettono alla prova.
Mi capita spesso di sentire “è un periodo super stressante” o ancora “sono così stressato che litigo con tutti”.

Il termine stress bombarda la nostra quotidianità ed è entrato a far parte del linguaggio quotidiano. Non voglio darvi una definizione di stress perché si tratta di una condizione molto soggettiva, questo perché ciò che può essere stressante per una persona può essere invece normale per un’altra. Lo stress infatti, dipende in parte dall’ambiente che ci circonda, in parte da noi e soprattutto ci sono diversi modi per farvi fronte.

Come facciamo a capire di che tipo di stress si tratta?

Facciamo un esempio, lavorate da tempo, vi sentite soddisfatti dei vostri successi ma ad un certo punto, il vostro datore di lavoro vi offre una promozione, l’offerta sembra interessante, il carico di lavoro è sicuramente maggiore e richiede grosse responsabilità. Le aspettative, l’adrenalina e l’entusiasmo che comporterà questa nuova sfida determinerà al contempo una reazione di stress che si tradurrà in un forte stato di apprensione.

Stiamo parlando di eustress, o stress buono, un tipo di stress che se circoscritto in un periodo di tempo limitato è positivo perché ci aiuta a reagire ed affrontare un problema.
Cosa succede invece, se di punto in bianco questo lavoro lo perdiamo?
Una volta ricevuta la notizia ci sentiremo sconfitti e questo determinerà una forte reazione di stress, un senso di impotenza, che ci farà perdere la capacità di elaborare risposte adeguate.

Se tale sensazione perdura nel tempo ci si troverà a fronteggiare uno stress cronico, o distress.
Lo stress cronico non consiste in una settimana pesante, in una brutta litigata con il partner, rappresenta la difficoltà di ritornare ad una condizione di serenità, in particolare si tratta uno stress nocivo, che ci tiene in allarme anche quando non è necessario.

Ricordiamoci che in situazioni normali, non patologiche, possiamo affrontare condizioni di stress risolvendole e rimettendoci in gioco.
Rendersi consapevoli del proprio stato di stress e risalire alle cause che l’hanno determinato è fondamentale per riuscire a fronteggiarlo con successo.

Vediamo come:

1 Affrontiamo un problema alla volta:
Cerchiamo di non lasciarci sopraffare da troppi problemi, impariamo a gestire le situazioni gradualmente senza pensare a cosa succederà dopo.
Se stiamo affrontando il nostro primo giorno di lavoro, e ci viene proposto di gestire un’area che non conosciamo bene, cerchiamo di non farci sopraffare dalla paura, se possiamo facciamo domande, chiediamo consigli e facciamoci aiutare da chi è più esperto di noi.

2 Non rimandiamo:
Non rimandiamo a domani ciò che possiamo affrontare oggi, se ci siamo iscritti all’università e ci rendiamo conto di aver sbagliato facoltà, prendiamo in mano la situazione e cerchiamo di correggerla senza procrastinare perché questo non farà altro che aumentare il nostro stress restituendoci un’idea di inettitudine.

3 Focalizziamoci sui pensieri positivi:

Alterniamo i pensieri positivi a quelli negativi, sforziamoci di rendere intermittente il nostro stress intervallandolo a pensieri che rimandano benessere. Se continuiamo a focalizzarci sulla fonte della nostra inquietudine, la sensazione di stress non farà altro che aumentare.

4 Impariamo alcune tecniche di rilassamento:

L’organismo è un sistema complesso costituito dall’interazione di mente e corpo, le tecniche di rilassamento quali il training autogeno o il Rilassamento Muscolare Progressivo , rappresentano un buon metodo per ridurre i livelli di attivazione durante la giornata.

5 Fai qualcosa che ti fa stare bene o fallo per gli altri:

Dedicare del tempo ad attività piacevoli, come adoperarsi in attività solidali e solidali ci renderà più forti e consapevoli e ci distrarrà dai pensieri negativi.

Concludendo se qualcosa non ci piace o non ci fa stare bene impariamo a dire di no.
Se siamo stanchi di accondiscendere all’ennesimo favore, impariamo ad ascoltare le nostre sensazioni e diciamo di no se questo ci fa stare in pensiero o non ci entusiasma.

Il Covid-19 ci ha reso più aggressivi?

Il 9 marzo del 2020, l’umanità si è trovata a sperimentare con impotenza un evento inaspettato e sconvolgente, questo sentimento di impotenza si è poi trasformato in rabbia.

La pandemia ci ha colti alla sprovvista, si è insediata come un nemico silenzioso che ha determinato il crollo delle nostre certezze di invincibilità.
Una collera che non conosce colpevoli però non è facile da sperimentare, quando i nostri sentimenti di rabbia non trovano un bersaglio sicuro contro cui scagliarsi subentra un profondo stato di impotenza e frustrazione.
Nessuna profilassi sembrava garantirci la salute, per la prima volta dopo molto tempo, abbiamo sperimentato la fragilità di fronte ad una malattia che nessuno sembrava aver studiato.
Eppure, è da quando l’essere umano ha iniziato a organizzarsi in una società che le malattie contagiose hanno assunto un ruolo particolare.
La storia dell’uomo ha assistito a decine di epidemie causate da virus sconosciuti che poi l’uomo ha imparato a conoscere, a curare o addirittura a sconfiggere.
Cos’è cambiato?
Con lo sviluppo degli antibiotici la letalità della maggior parte delle malattie batteriche si è drasticamente ridotta, l’avvento dei vaccini ha consolidato la certezza di poter controllare la salute pubblica prefigurando l’immaginario di una longevità sempre più garantita.
L’emergenza COVID-19 ha però ha incrinato le nostre certezze, ha assunto una dimensione sempre più concreta e ogni decesso causato da questa malattia rappresentava l’espressione di una nostra imprudenza.

L’isolamento sperimentato durante la quarantena ci ha insegnato a non fidarci più di nessuno, non un abbraccio, non un bacio, non una cena tra amici. Abbiamo vissuto la disperazione della solitudine e quando abbiamo intuito che non potevamo prendercela con nessuno abbiamo avvertito l’impulso liberatorio di ricercare un capro espiatorio che ci aiutasse ad esorcizzare la paura.

Perché?

Leggendo I promessi sposi di Alessandro Manzoni, abbiamo imparato che la caccia all’untore è una pratica molto apprezzata ed ampiamente promossa da gruppi terrorizzati di persone.
Dolore e frustrazione spesso originano ostilità, quando la causa della frustrazione è minacciosa o sconosciuta spesso l’ostilità viene diretta da un’altra parte, questo fenomeno di spostamento dell’aggressività può aver portato le persone a cambiare il loro bersaglio. La rabbia viene quindi reindirizzata verso un obiettivo diverso da ciò che ha originato la nostra frustrazione, in genere si tratta di un nuovo bersaglio più sicuro.

Qualsiasi vissuto doloroso sia esso un’aspettativa disattesa, un litigio, un lutto o la privazione della libertà è in grado di sollecitare una violenta reazione emotiva.
Dunque possiamo asserire che l’aggressività è spesso innescata da esperienze avversive e l’esperienza psicologica che ne deriva è sicuramente la frustrazione.